Cos’è e a cosa serve il defibrillatore

Cos’è e a cosa serve il defibrillatore

Defibrillatore

Il defibrillatore è uno strumento importantissimo che, utilizzato secondo le modalità e le tempistiche giuste, è in grado di salvare molte vite umane. Analizziamo più nello specifico come è fatto il defibrillatore, come funziona e quali sono le tipologie disponibili in commercio.

Cos’è il defibrillatore al cuore?

Il defibrillatore è un apparecchio capace di rilevare le alterazioni della frequenza cardiaca e, se necessario, erogare una scarica elettrica per azzerare il battito cardiaco e farlo ripartire normalmente.

Il defibrillatore cardiaco solitamente è composto da due elettrodi, uno da collocare sulla parte destra del torace e l’altro sulla parte sinistra all’altezza del cuore, e da una parte centrale che segnala i dati trasmessi dagli stessi elettrodi.

Esistono 4 tipologie di defibrillatori:

  • manuale;
  • semiautomatico esterno;
  • automatico esterno;
  • impiantabile.

Analizziamoli tutti e 4 per conoscerne le caratteristiche principali.

Il defibrillatore manuale

Il defibrillatore manuale è il più complesso da usare, dal momento che tutto, dalla calibrazione alla modulazione della scarica elettrica, viene delegato direttamente al suo utilizzatore. Chi può utilizzare il defibrillatore manuale? Esclusivamente personale competente, come medici e operatori sanitari adeguatamente formati e abilitati.

Il defibrillatore semiautomatico esterno

Tra i modelli più diffusi c’è il defibrillatore semiautomatico esterno, conosciuto anche come DAE. Cos’è il DAE e a cosa serve? Si tratta di un modello “intelligente” capace di funzionare efficacemente quasi in totale autonomia.

Per prima cosa bisogna posizionare gli elettrodi sul torace del paziente, come indicato precedentemente. Successivamente il dispositivo in automatico esegue uno o più elettrocardiogrammi, così da fare una valutazione immediata delle condizioni del paziente e indicare se è necessaria o meno l’erogazione di uno shock elettrico al cuore.

Laddove si riscontra la presenza senza ombra di dubbio di un arresto cardiaco in corso, allora il dispositivo avvisa l’operatore della necessità di erogare una scarica elettrica al cuore. Una volta ricevuto l’input, l’operatore deve semplicemente premere il tasto di scarica.

In virtù della sua facilità di utilizzo, questo modello può essere usato anche da personale laico adeguatamente formato. Ci sono infatti diversi corsi di formazione, come quelli tenuti da Defivita, che spiegano in modo chiaro a cosa serve un defibrillatore e come utilizzarlo nel modo più opportuno in caso di pazienti in arresto cardiaco.

L’operatore infatti, durante tutte le operazioni, viene accompagnato da una voce guida che lo assiste continuamente. Inoltre il dispositivo eroga una scossa elettrica solo se ha precedentemente rilevato un arresto cardiaco. In caso contrario, non sarà possibile erogare la scossa elettrica neanche per sbaglio.

Il defibrillatore automatico

Il defibrillatore automatico prevede un utilizzo ancora più semplice rispetto a quello semiautomatico. In questo caso è sufficiente collegare il dispositivo al paziente e poi accenderlo. Una volta rilevato lo stato di arresto cardiaco, lo strumento in automatico senza alcun input eroga una scossa elettrica per ripristinare il corretto battito cardiaco.

Il defibrillatore impiantabile o interno

C’è infine un ultimo dispositivo, che funziona in modo diverso rispetto agli altri: il defibrillatore impiantabile o esterno. È uno stimolatore cardiaco, alimentato da una batteria molto piccola, che va inserito in prossimità del cuore sotto la clavicola.

Quando interviene un defibrillatore interno? Qualora venga registrata un’anomalia nella frequenza del battito cardiaco, l’apparecchio eroga una scarica elettrica per ripristinare il corretto battito del cuore.

Quanti anni si può vivere con il defibrillatore? Mediamente la batteria del dispositivo ha una durata che oscilla tra i 6 e i 12 anni, periodo che può variare in base agli shock elettrici erogati nel corso del tempo. Il suo utilizzo è indicato nei casi di: tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare, cardiomiopatia idiopatica o ischemica. Fatta eccezione per quest’ultimo modello, è importante sapere che la presenza del defibrillatore non è sufficiente a salvare vite umane. Il dispositivo va infatti usato entro le tempistiche e le modalità giuste, poiché dopo ogni secondo che passa si riducono le possibilità di sopravvivenza del paziente.

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